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Regione Piemonte. L’arroganza e l’incompetenza di Saitta costituiscono un rischio alla sicurezza del nostro sistema sanitario
Confermata la chiusura dell’Amedeo di Savoia e dell’Oftalmico
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Ieri si è riunito il consiglio regionale del Piemonte con un solo punto all’ordine del giorno.

La proposta di deliberazione n.177 avente per oggetto l’accorpamento delle ASL TO1 e TO2 e la costituzione di un’Asl unica che si chiamerà “Azienda sanitaria locale Città di Torino”.

Provvedimento più volta annunciato e sbrigativamente illustrato ai primi di novembre in commissione Sanità da un funzionario dell’assessorato.

L’assessore esordisce con disarmante sicurezza invocando sinergie, limitazioni di appesantimenti burocratici, cercando incautamente di far passare in sordina che, il punto forte di una decisione che, almeno dal titolo poteva discendere da un manuale di organizzazione aziendale, cela invece il taglio di strutture vitali quali l’ospedale delle malattie infettive Amedeo di Savoia e l’Oftalmico di via Juvara.

Ma, all’interno dei nosocomi di Torino, interessati dalla riorganizzazione, da settimane stanno circolando le cifre impietose di tagli considerevoli di letti e ambulatori, in un momento in cui la domanda di servizi sanitari è in aumento.

L’ospedale delle malattie infettive è già una struttura che per la natura stessa dell’attività esercitata dovrebbe essere trattato con particolare attenzione. Invece Saitta non ha saputo indicare ove intenderà trasferire quei pazienti e dimentica totalmente che nella struttura di corso  Svizzera, vengono ospitati stabilmente reparti del Maria Vittoria, ospedale oggi già al collasso.

Ma il lunare Saitta se la cava con proclami avulsi dalla realtà“ Il nostro obiettivo è creare valore, individuare i punti del sistema che sono in grado di occuparsi meglio delle prestazioni - spiega l’assessore alla Sanità Antonio Saitta -. Non si tratterà, come è avvenuto in passato, di una semplice operazione notarile”. Per poi proseguire: “ La finalità dell’unione è duplice: aggregare le realtà amministrative ottenendo risparmi, dato che solo sulla parte immobiliare si potranno raggiungere economie annue per 500mila euro, e integrare i servizi sanitari e i servizi assistenziali”.

Segue poi la tanto sbandierata proposta  “Un più adeguato utilizzo degli spazi comporterà la liberazione dei locali per sviluppare a Torino l'assistenza territoriale, oltre ad assicurare minori costi” aggiunge l’assessore.

Ma è impossibile  crederci, in quanto l’ospedale Valdese di via Silvio Pellico è chiuso da anni e Saitta, nonostante le anticipazioni, non ha avuto la volontà e non è stato in grado di creare alcunché.


In apertura del dibattito, mentre i consiglieri Andrea Appiano, Paolo Allemano e Nadia Conticelli   del PD si producevano in un corale assenso, un altro consigliere di maggioranza, Alfredo Monaco che in quanto medico vive ogni giorno le problematiche sul campo, così si esprimeva “Per quanto riguarda il metodo, mi spiace che ogni volta che si trattino temi di rilevanza strategica per gli assetti attuali e futuri, siano sempre dei tecnici o anche soltanto un tecnico che ci fa la lezioncina”. Per poi evidenziare il modo di procedere della linea Saitta.

“Tecnici che sono tuttologi della sanità, da almeno da vent’anni ci spiegano come fare, ma non mi sembra che la sanità nazionale funzioni così bene se non per lo sforzo di poche buone volontà operative”


Nel merito poi il consigliere precisa: “Se è vero che occorre rendere omogenei i servizi e concentrare le attività per migliorare gli spazi, è però da considerare che altri accorpamenti già realizzati hanno comportato, almeno inizialmente,  un aumento di costi”, continua Monaco, mentre sui risparmi non si hanno dati certi. Si riferisce in particolare all’Asl To3 dove vi sono due sedi, ogni dirigente ha quindi due uffici in città lontane, e non si è risparmiato su manutenzione, affitto e riscaldamento dei locali perché nessun locale è stato dismesso”.


Il consigliere Monaco, pur presente in aula, per coerenza non partecipa alla votazione.

Intervengono poi il consigliere Davide Bono (M5S) che, con i consiglieri Stefania Batzella e Giorgio Bertola, ha sottolineato come - indipendentemente dalla bontà del provvedimento - la discussione in Commissione sia stata condotta con particolare fretta, soprattutto in sede di approvazione: “Siamo un’Assemblea in cui gli spazi di dibattito sono ridotti al lumicino ma è bene sia chiaro che non siamo disposti a compiere atti di fede e dal 1° gennaio il Consiglio deve essere messo a parte di tutte le decisioni che riguardano la regione”.

Lo sconcerto nel merito del provvedimento e per le modalità con le quali avviene il frettoloso dibattito è espresso anche dai consiglieri di Forza Italia che “si sarebbero aspettati un confronto sugli obiettivi e sulle azioni che si intendono raggiungere o intraprendere ed un piano aziendale su cui lavorare”. A sostenerlo i consiglieri regionali  Gian Luca Vignale e Claudia Porchietto.


“Oggi, precisa Gian Luca Vignale, ci troviamo a votare un vero e proprio atto di fede sulla riorganizzazione della più grande ASL del Piemonte e all'interno della quale vengono erogati il maggior numero di servizi sanitari e socio-assistenziali del Piemonte. Il rischio è quello di creare la più grande Asl per presenza di presidi ospedalieri piemontesi senza prima ragione sull’organizzazione ospedaliera piemontese. Ad esempio è incredibile votare un accorpamento dell’Asl senza prima affrontare nodi fondamentali come la chiusura dell’ospedale Oftalmico o dell’Amedeo di Savoia”.

“Saitta e Chiamparino , conclude Vignale, stanno gestendo la sanità piemontese con un’arroganza senza precedenti”.

Mentre la consigliera Claudia Porchietto aggiunge: "La presentazione di una mozione da parte della maggioranza in Regione che tenta di vincolare la Giunta a portare in Consiglio qualche atto sanitario, in modo da dibatterlo e condividerlo, dimostra come esista un grave problema politico all'interno del centrosinistra piemontese”.

Il M5S ha presentato due ordini del giorno di cui uno a firma Davide Bono, Stefania Batzella e Giorgio Bertola, approvato all’unanimità. Si richiede “d’istituire un tavolo di coordinamento sindacale aziendale che possa prendere in carico le problematiche derivanti dal riaccorpamento, mantenendo o addirittura potenziando i servizi sanitari”.

Così pure, con il secondo odg dei medesimi firmatari, “per assicurare la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’Amedeo di Savoia sino all’identificazione delle strutture in cui rilocalizzare le attività sanitarie”.

La maggioranza invece ha presentato un odg, prima firmataria, Valentina Caputo (Pd) che impegna la Giunta regionale “a individuare, nell’ambito del processo di accorpamento delle Asl To1 e To2, gli strumenti più idonei a consentire il massimo coinvolgimento del Consiglio regionale affinché tale processo sia improntato ai principi di partecipazione, condivisione e gradualità ed evitando, d’altro canto, l’adozione di semplici automatismi conseguenti a una mera fusione tra le due attuali Aziende”.

Veniva poi presentato un altro odg del M5S finalizzato a ritardare il trasferimento dell’Oftalmico, sino al completamento della nuova Città della Salute, al fine di scongiurare lo spezzatino tra San Lazzaro e san Giovanni Bosco.

Proposta bocciata in modo compatto dal PD e dalla maggioranza, ignorando la mobilitazione di migliaia di cittadini che si troveranno presto senza “un fondamentale punto di riferimento per le patologie dell’occhio. Una realtà d’eccellenza, conclude il comunicato del M5S, destinata alla chiusura  colpa dell’ottusità della politica”.

Sull’argomento  Oftalmico il gruppo consigliare di Forza Italia ha presentato una mozione articolata in cui si chiedeva di bloccare il trasferimento dell’ospedale di via Juvara.

Analogo trattamento sprezzante da parte delle giunta e della maggioranza.

“ l’assessore Saitta ha chiaramente detto che lui decide e non accetta suggerimenti lo dichiara,  Gian Luca Vignale, consigliere regionale di Forza Italia e firmatario di un ordine del giorno bocciato oggi dal centrosinistra, Chiamparino in testa.

“L’arroganza di questa maggioranza – aggiunge Vignale – non ha confini. Migliaia di firme raccolte, proteste da medici, personale sanitario , consiglieri regionali e ordini del giorno contrari alla chiusura approvati dalle circoscrizioni di Torino, dal Comune di Torino rimasti inascoltati da un’ottusità e da una miopia senza confini”.

“Questa maggioranza, conclude il consigliere, ancora non ha capito che solo gli sprovveduti non cambiano idea e che una buona amministrazione deve tenere conto delle richieste dei cittadini. Continueremo in ogni caso con la nostra azione in difesa dell’ospedale, non solo dell’Oftalmico ma anche dei tanti che in Piemonte chiuderanno o subiranno tagli senza precedenti”

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