Il concorso internazionale per la ideazione del nuovo Centro Congressi all’Eur fu lanciato nel giugno 1998 e vinto nel 2002 dalla cordata Centro Congressi Italia, ma per arrivare a un disegno esecutivo si dovette aspettare il 2006, opera della matita dell'architetto Massimiliano Fuksas, con il suo spavaldo, metallico progetto ispirato dalla forma e dalla diafana trasparenza di una nuvola.
La buona notizia è che sabato 29 ottobre 2016, alla presenza del premier Matteo Renzi (che nel 2015 si era preso l'impegno di far terminare il progetto) l'audace "Nuvola" verrà inaugurata e consegnata alla città eterna; nuovo monumento di cui forse vi era un gran bisogno e forse no, ma che d'ora in avanti, solo il suo giusto e proficuo impiego saprà darci in futuro la più auspicata risposta.
Tra l'idea e la genesi dell'opera compiuta, sono trascorsi 18 anni all'italiana, attraversando ben cinque sindaci (da Francesco Rutelli a Virginia Raggi), contenziosi, varianti in corso d'opera, stop, gestioni commissariali, cambio di mani, nuove spinte e ripresa dei lavori. Odissea tipica degli italici contrasti, passata per parcelle milionarie, lievitazione delle spese e costi tuttora difficili da stabilire con precisione (l'8 aprile del 2015, nel corso di una audizione di bilancio il sottosegretario all'economia Paola De Micheli parla di € 467 milioni!).
Le più recenti dichiarazioni ufficiali raccontano di un costo finale inferiore a quello previsto, ma ovunque stia la verità, come tante altre vicende controverse ed opere incompiute, almeno questa sembra avere un quasi lieto fine: non rimanere un cantiere mezzo chiuso e mezzo aperto per il tempo che verrà.
La buona notizia è comunque già oggetto di nuove polemiche, soprattutto da parte dell'ardito progettista, il quale si scaglia (e forse non ha tutti i torti) sui rischi di una gestione all'italiana della sua fragile creatura che richiede di essere usata con cura e con lungimiranza.
Ecco dunque che Fuksas consiglia di venderla ai tedeschi così che sappiano valorizzarla con teutonica, proverbiale efficienza, proposta neppure poi campata in aria, fossero mai interessati (cosa che non risulta) e soprattutto, disposti a pagarla.
Persino sul nome c'è un po' di maretta, l'architetto avrebbe preferito "The Floating Space", ma di barbarismi ne abbiamo già abbastanza. Al ben più illustre collega sussurro che "Nuvola" calza a pennello, suona italiano e di fronte a tutto il resto, il nome è un particolare del tutto marginale.
Sempre rimanendo sull'opinione personale, sarebbe interessante valutare il lieto evento da una prospettiva laterale. In un'Italia che ha fatto dell'architettura un vanto storico tutto da esportare, è significativo nasca qualcosa di spavaldo che sia di buon auspicio per il nuovo millennio. La storia recente della nostra edilizia è ben povera di forme degne e monumenti.
La filosofia progettuale dell'opera è in linea con le mansioni affidate a un architetto, il luogo poi, quell’Eur sorta in un ventennio che ci appare lontano, forse è uno degli ultimi segni di uno stile degno di studio: il razionalismo italiano. È un richiamo all'arte classica, ai tempi di un'Italia d’altri intrighi e fasti. Italia che non subiva i dettami di un'Europa avida e severa, ma al contrario, da quel che era allora il centro del mondo, l'Urbe dettava le sue leggi e il resto si adeguava al monito delle legioni e al potere di quella civiltà.
Altalene della storia, tempi di un'altra Roma e dei suoi imperatori che, in tema di architettura, tra arene, templi ed archi di trionfo, ben più di un duraturo monumento da far gestire ai posteri, fecero a gara per lasciarlo, segno tangibile della loro aurea, cesarea, seppur fugace esistenza.
È vero che oggi i governi democratici durano anche meno e forse è per questo che le strade di monumenti e di glorie sono assai più ardue da rinverdire, ma adesso che la "Nuvola" si è materializzata, che vi sia un'impennata di orgoglio; basta polemiche!
È un centro congressi! Che sia adoperato come tale, per trovarcisi dentro a far buoni piani di lavoro per un tempo che ci aspetta e che non sembra né semplice, né indolore per un Paese che è bisognoso di altrettanti, arditi e si spera duraturi, trasparenti, snelli e rapidi progetti dedicati a un popolo che aspetta ben altro dai suoi nuovi condottieri.