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Reggia di Venaria (TO) Steve McCurry, l’espressività di un artista
Quali sensazioni provoca la visita di una mostra che sta riscuotendo successi e interesse
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Genio della fotografia, viaggiatore instancabile, storico alternativo, artista, individuo assetato di conoscenza, scoperta ed esperienza;  portavoce e rivelatore di usanze, tradizioni, costumi e particolarità delle culture più remote e divergenti; accusatore di tragici crimini  e conflitti dell’umanità; testimone di sofferenza, ingiustizia, dolore, miseria, povertà, ma anche di uno straordinario attaccamento alla vita, della semplicità ed autenticità insita nelle piccole cose, della forza e resistenza dell’animo umano, della capacità dell’uomo di  piegarsi sotto al volume dei  pesi della vita, ma poi, pur conservandone indelebili i segni, di risollevarsi, alla pari della ginestra leopardiana.

Questo il ritratto di colui che proprio a tale forma artistica ha dedicato gran parte della sua vita: “Ritratti” rappresenta infatti il titolo di una delle maggiori raccolte del fotoreporter statunitense Steve McCurry, artefice degli scatti protagonisti della mostra allestita nella Citroneria delle Scuderie Juvarriane presso la Reggia di Venaria.

Frutto degli innumerevoli  viaggi da lui compiuti in giro per il mondo, le fotografie di McCurry rivelano una stupefacente sensibilità e acutezza nel cogliere dettagli, colori, espressioni, accostamenti, costituiscono vere e proprie opere storiografiche, narratrici di storia politica, sociale, militare e soprattutto umana nel medesimo tempo: “ Passo un sacco di tempo a guardare facce e facce e le facce sembrano raccontarmi una storia”, spiega il fotografo in un’intervista.

Per un totale di 275, le immagini, organizzate in svariate sezioni, creano un percorso libero, lungo il quale l’osservatore ha la possibilità di incontrare scenari miscellanei ed eterogenei, che spaziano dall’ Afganistan all’India, dal Giappone alla Birmania, da Cuba a Venezia, testimoniando la primordiale e originaria ambizione di McCurry: viaggiare e conoscere a fondo il mondo in cui viviamo, come si comprende chiaramente dalle parole del fotografo poste all’ingresso dell’esposizione: “Perché già  il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile.”

Grazie alla loro particolare disposizione su teli semitrasparenti inoltre esse generano un’atmosfera sospesa e particolarmente suggestiva, permettendo allo spettatore di confrontare tra loro nello stesso istante due immagini differenti e appartenenti a settori diversi.

Visitando in prima persona tale mostra ne sono rimasta affascinata: scorrendo ad una ad una le immagini ed integrandone la visione con l’ascolto dell’audio – guida ho percepito la sensazione di studiare storia mediante un metodo alternativo, ho appreso la pazienza e il tempo richiesti da un singolo scatto, ho conosciuto la genesi e la storia specifica e particolare che si cela al di là della facciata superficiale di ciascuno di essi, comprendendo, tramite le parole chiarificatrici del fotografo, quali fossero le cause e le circostanze peculiari che hanno reso tale una determinata fotografia.  Sconcertante è lo straordinario potere espressivo e forza comunicativa delle immagini di McCurry: un volto, un paesaggio, una campitura di colore, un gesto si caricano spesso di significati viscerali e profondi, rendendo superflua qualsiasi parola quale mezzo di trasmissione, sprigionando tutta la loro intensità e drammaticità, catturando nel profondo l’animo dell’osservatore, il quale, nelle vesti anch’egli di viaggiatore, viene condotto dinnanzi a contesti eterogenei, reso testimone del divario vigente tra diverse condizioni esistenziali, informato, in maniera più concreta e diretta di quanto si possa apprendere dalle pagine di un notiziario o di un libro di storia, su vicende che hanno sconvolto e tuttora sconvolgono interi Paesi, connotando indelebilmente le vite di milioni di persone.

Un percorso guidato negli anfratti più remoti e nascosti del nostro pianeta, finalizzato a portare alla luce realtà anche molto dure, “scomode”, disturbanti, che spesso, nello svolgersi abitudinario e ripetitivo delle nostre giornate, tendiamo a tralasciare e dimenticare, preferendo restare aggiornati sugli ultimi “selfie” che i nostri amici virtuali postano sui social, legando le nostre vite a delle “presenze fantasma”, che mai saranno intrise del sapore dell’autenticità e della genuinità. Un vero e proprio viaggio, compiuto alla volta della conoscenza della Terra, nostra madre feconda e dimora tanto meravigliosa quanto severa, e alla scoperta delle sue risorse; uno stimolo per l’uomo a prendere consapevolezza di queste, apprezzarle e provarne gratitudine, avendone cura e valorizzandole, così come si ha cura della propria casa.

Una mostra che senza dubbio consiglio a tutti, come antidoto alla noia e incentivo alla curiosità e alla riflessione.

Straordinario  Steve McCurry, che così scrive: "La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".


Ludovica Rossi

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