Al giorno d’oggi l'ipnosi ha perso pressoché completamente l’aura ambigua che le conferiva la reputazione di una pratica misteriosa, appannaggio di pochi personaggi operanti in locali che, più che ambienti aventi caratteristiche di uno studio in cui viene praticato un atto medico, assomigliavano al laboratorio del mago, come viene comunemente visualizzato nell’immaginario collettivo.
Molti passi in avanti sono stati compiuti da quei tempi remoti ed ormai l'ipnosi è ritenuta un presidio terapeutico insostituibile, una modalità di poter comunicare con il paziente da cui originano effetti benefici, utilizzabili in un vasto campo di patologie in cui molto resta ancora da esplorare.
Ma non è sempre stato così.
Pur essendo presente , è ipotizzabile, da quando è presente l’uomo ovunque sul pianeta, questa potente metodica, ha subìto a fasi alterne destini differenti.
Prima di comprendere infatti le reali potenzialità principalmente quelle terapeutiche dell’ipnosi, questa ha albergato per lunghi secoli in luoghi in cui era presentata essenzialmente come curiosità, una manifestazione soprannaturale cui venivano attribuite possibilità divinatorie, magiche, in grado di amplificare notevolmente le potenzialità dell’individuo posto in tale stato da personaggi cui si attribuivano oscuri e favolosi poteri.O veniva presentata come fenomeno da baraccone, con l’unico scopo di divertire e di stupire il pubblico.
Eppure l’ipnotismo, da sempre, è presente nella vita e nel contesto culturale dell’uomo, qualunque questo possa essere stato,e si può dire con certezza che nel passato è stata praticata prevalentemente con intenti magici – religiosi, come si può ricavare da testi cinesi risalenti a diciotto secoli prima di Cristo, in cui si parla di un metodo che consente di potersi mettere in contatto con i defunti e di poter curare le malattie, ma in cui si riconoscono le caratteristiche del procedimento di induzione ipnotica.
Nei papiri dell’antico Egitto sono presenti descrizioni di modalità terapeutiche in cui si ravvisano procedimenti autoipnotici per la cura delle malattie, possedute esclusivamente dalla casta sacerdotale, l’unica che vantava la possibilità di un rapporto diretto con il divino.
Ancora è possibile riconoscere l’ipnosi in testi medici dell’antica Roma nei quali si accenna alla possibilità di guarire vari tipi di affezione con l’imposizione delle mani ed in cui si riconoscono metodiche che inducono per lo meno un notevole stato di suggestione in colui che deve essere curato.
Il concetto di ipnosi affiora negli scritti di Teofrasto Bombasto Paracelso, che si inimicò la classe medica a causa delle sue idee progressiste e contrarie alla mentalità della sua epoca, il XVI secolo.
Il celebre studioso infatti uno fra i primi ad affermare pubblicamente la possibilità di guarire grazie a suggestioni positive, come anche quella di ammalarsi in seguito a suggestioni negative.
L’ipnosi fu comunque sempre associata a manifestazioni di carattere magico e, chi la praticava, amava ammantarsi di un’aura misteriosa come nel caso di Cagliostro, che visse il periodo di maggiore successo negli anni fra il 1760 ed il 1780, proclamandosi capace di ogni meraviglia, affermando di essere in possesso dell’elisir di lunga vita, come risulta dalle sue biografie più accurate. Queste riportano in effetti casi di guarigione di alcune malattie ottenute mediante l’uso di tecniche da cui trapela una solida conoscenza dei fenomeni del magnetismo.
Cagliostro era ritenuto personaggio soprannaturale, capace di infondere fiducia e di confondere al tempo stesso l’interlocutore quando si presentava a lui avvolto dall’alone di leggenda e di mistero che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita,fino alla sua tragica fine.
Le sue caratteristiche, le sue prerogative non potevano infatti non incuriosire l’inquisizione che, per neutralizzare la sua capacità di azione, dopo averlo graziato dalla condanna a morte, lo fece rinchiudere in una tetra ed inaccessibile prigione. Da questa era praticamente impossibile evadere: la Rocca di san Leo era infatti considerata allora un bastione inespugnabile dello stato pontificio, da cui Cagliostro riuscì comunque ad evadere, anche se venne ripreso appena al di fuori delle mura. Si diceva che da quel carcere non avrebbe potuto uscire, almeno in teoria, nessuno, ed il modo in cui Cagliostro lo fece vale la pena essere citato.
Quanto viene tramandato, ci fa sapere che l’unico privilegio che gli era stato mantenuto nel carcere, era quello di avere un barbiere personale. La toeletta personale rappresentava per lui l’unico momento in cui riusciva a restare con una sola persona, senza le guardie, che restavano al di fuori della sua cella.
Si narra che dopo avere ipnotizzato costui ed aver indossato i suoi vestiti, Cagliostro riuscì a portarsi all’esterno della prigione dove, pur abilmente truccato venne riconosciuto da una guardia la quale aveva notato che quello che doveva essere un barbiere giunto dall'esterno, vestito dunque da uomo di fatica, aveva stivali troppo lucidi perchè Cagliostro, nella fretta di evadere, aveva tenuto i suoi.
Dopo questo episodio, era tale la paura di punizioni in cui avrebbero potuto incorrere i guardiani nel caso fosse riuscito a fuggire di nuovo,che venne ordinato a tutti di avvicinarsi a lui tenendo lo sguardo a terra, senza guardarlo negli occhi. Il poveretto venne letteralmente murato vivo in una cella dove venne calato attraverso una botola sul soffitto, e lì venne lasciato morire di stenti.
L’alone magico che circonda l’ipnosi si ritrova ancora in tempi moderni nei testi pubblicati all’inizio del 1900, epoca in cui possiamo ritrovare le istruzioni necessarie all’uomo ordinario che desideri elevarsi spiritualmente raggiungendo con gradualità stati mentali e fisici in grado di far compiere all’essere umano azioni meravigliose; tali insegnamenti venivano sempre dispensati in circoli ristretti, chiusi al pubblico ordinario, in società segrete di derivazione essenzialmente massonica.
(Continua)