Anche nei giorni di Ferragosto, il nostro presidente del consiglio pro tempore, ci ha tempestati di messaggi e anticipazioni su prossimi provvedimenti governativi finalizzati a far girare meglio l’economia del Paese.
Sgravi fiscali, finanziamento alle infrastrutture, provvidenze a favore dei pensionati meno abbienti ecc. Però il nostro s’accorge ben presto che mancano le riserve per operare. Anzi già si parla della manovra d’autunno che si aggirerebbe sui 30 miliardi, anche a causa del deludente andamento del PIL.
Poi tornano le voci insistenti sull’introduzione di misure atte a tassare i giganti del web che a loro volta non perderebbero un minuto per rivalersi sui clienti italiani già ampiamente tartassati.
E’ bene precisare che, quasi contestualmente alle dichiarazioni di Renzi, significative aliquote di italiani, hanno iniziato a tremare, pensando all’evoluzione negativa e, in ultima analisi in quale direzione il presidente del consiglio potrebbe scovare i proventi necessari per arginare i conti disastrati.
Intanto l’Italia fra i Paesi occidentali, è quello che investe meno in assoluto sul proprio futuro.
A certificare questo stato di cose è il rapporto Sustainable Governance Indicators (Sgi) compilato dal prestigioso Bertelsmann Stiftung. Un report che ci vede più o meno fanalino di coda per quanto riguarda la sostenibilità economica, il sistema pensionistico, la lotta alla povertà e alla disoccupazione giovanile e, soprattutto, le politiche per la famiglia.
Per la precisione siamo al 32esimo posto su 41 Paesi di area Ocse, un acronimo (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che identifica gli Stati più progrediti al mondo.
Ebbene in questa classifica, con un misero punteggio di 5,35 su 10, siamo scalzati non solo dai Paesi del gruppo “blu” (Svezia, Danimarca, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Germania, Estonia, Lussemburgo, Regno Unito, Lituania), ma anche da quelli più mediocri del gruppo "ocra" (Usa, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Israele e gran parte delle nazioni dell'ex Europa dei 15).
Al nostro pari, o a livello immediatamente inferiore, troviamo solo Messico, Cile, Portogallo, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Grecia e Turchia. Ovvero Paesi socialmente ed economicamente ancora arretrati (specie Messico e Bulgaria), in preda a una crisi senza precedenti e paragoni (Grecia) o con governi di stampo autoritario (Turchia).
Sempre la Bertelsmann Stiftung identifica come uno dei principali problemi un sistema pensionistico che non garantisce un futuro ai giovani. Non solo: particolarmente drammatiche sono le politiche a sostegno della famiglia nelle quali l'Italia perde ben quattro posti, piazzandosi al 36esimo, soprattutto per l'acutissima carenza degli asili nido che «contribuisce a spiegare la bassa natalità e la relativa presenza delle donne nel mercato del lavoro».
Per molti consumatori l'euro, ha devastato la spesa pubblica italiana. Alla prova dei fatti, però, l'affermazione non regge. A parte gli investimenti su istruzione e ricerca che con l'1,31% del Pil sono inferiori alla media europea (2%), in tutti gli altri capitoli di spesa l'Italia non brilla certo per parsimonia.
Si prenda la spesa sociale. Con circa il 16% del Pil l'Italia è al primo posto in assoluto per la spesa pensionistica e al quinto per la spesa sociale (28,6%, contro una media del 21,6%). Eppure come fa notare la Bertelsmann c'è preoccupazione per le «nere prospettive previdenziali dei giovani» che potrebbero vedere la pensione come un miraggio: a 75 anni per i nati nel 1980 e forse ancora più avanti per chi è nato dopo.
Ma si spreca, si spende male, con la burocrazia elefantiaca e ingorda che sottrae risorse. Per non parlare della disorganizzazione “pelosa” di molti servizi affidati alle Regioni (Sanità, Assistenza e Trasporti principalmente), che evidenzia ancor più il picco delle diseguaglianze.
Il benessere delle famiglie è al contrario pari ad appena l'1,5% del Pil contro una media Ocse del 2,35%. Ed è proprio questo fattore, unito all'alto tasso di disoccupazione (dall'11,5 al 12,5 a seconda dei calcoli), a far sì che la povertà assoluta coinvolga quasi due milioni di famiglie.
L'Italia si conferma ancora un Paese per vecchi, in cui il futuro delle nuove generazioni risulta sempre più oscuro. E in cui, cosa ancora peggiore, non s'intende far nulla per schiarirlo. Ma si agisce e si parla a sproposito, su tutto e tutti, senza neppur comprendere la portata dei nostri problemi sociali ed i rapporti tra generazioni.
Emerge poi, in tutta la sua virulenza, la forzata convivenza tra gli italiani più poveri con smandrappati prepotenti e pretenziosi che c’invadono ogni giorno, creando di fatto discrepanze tra le condizioni di vita sempre più precarie degli italiani, rispetto alle garanzie onerose che il governo prontamente riconosce ai clandestini invasori.
Ma chi si preoccupa dei giovani, del destino delle famiglie italiane, delle scorrerie dei mantenuti clandestini? Il Governo? I Politici?
Ma non scherziamo!
Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it