Ubi maior minor cessat
Il Salone Internazionale del libro di Torino senza l' Aie ( Associazione italiana editori)
L' AIE ha deciso, con la votazione del 26 luglio scorso, di abbandonare al suo destino il Salone Internazionale del libro di Torino e fondare un nuovo progetto dal nome Mibook a Milano Rho.
E' stata annunciata dall ' Aie la costituzione di una società con la Fiera di Rho. Lo spiega il presidente Federico Motta al termine del consiglio generale dell'Aie: "Si é molto dibattuto - dice - e il consiglio mi ha invitato a continuare la collaborazione con la Fondazione del Libro. Diamo grande disponibilità verso Torino per una collaborazione fattiva, che superi questa assurda divisione, non voluta da noi, che ha portato a fare valutazioni prive di fondamento". L'Aie nel 2019 compirà 250 anni. "Siamo un valore per questo Paese", conclude Motta.
Il voto si è chiuso con 17 votanti a favore di Milano, 8 astenuti e 7 contrari. In totale hanno votato 32 consiglieri su 37.
Federico Motta, presidente dell' Aie: “ La decisione era già stata presa il 25 febbraio scorso dal Consiglio generale. Abbiamo aspettato l' esito delle elezioni amministrative per correttezza. Il modello torinese non è condiviso “. Questa frase dice già tutto sul fatto che i giochi erano già fatti fin da febbraio e che quindi la scorrettezza dell' Aie è più che evidente, avendone procrastinato ad oltranza la comunicazione alle autorità torinesi, ma soprattutto avendo ipocritamente chiesto ulteriori chiarimenti sulle proposte della sindaca Appendino e del presidente della Regione Chiamparino quando non erano queste che questioni vane, autentiche prese in giro, con perdite di tempo e inutile profusione di sforzi da parte torinese per aggiudicarsi pienamente la storica manifestazione.
A questo punto l' ipotesi più probabile è che vi sarà uno sdoppiamente della manifestazione, una a Torino che continuerà a chiamarsi " Salone internazionale del libro di Torino", ed una a Milano che probabilmente si chiamerà Mibook.
All' inizio dell' incontro il presidente di Aie Federico Motta ha letto la lettera inviata dal presidente della Regione Sergio Chiamparino e dalla sindaca Chiara Appendino, in cui si criticava Aie per l' iniziativa. "Torino deciderà di fare quello che vuole. Noi iniziamo un progetto nuovo “, conclude Motta, una frase sibillina nello stile Ponzio Pilato.
La sindaca Appendino però non si arrende: “ L' edizione 2017 del Salone del libro si farà a Torino”, chiarisce. Anche il ministro alla cultura Franceschini, che puntava alla conferma a Torino, si è detto molto deluso dalla decisione presa dall' Aie di Milano.
Vista e considerata l' eterna sfida tra Milano e Torino, che ha sempre visto quest' ultima soccombere nei confronti della città ambrosiana per quanto riguarda le manifestazioni di carattere commerciale soprattutto, non possiamo che riaffermare che quello di Torino è un evento prettamente culturale, che ha poco a che fare con i “ danè” che Motta vuole fare creando una vera e propria fiera di rivendita di libri un tot al chilo. D' altronde l' iniziativa milanese è del tutto privata, mentre a Torino la manifestazione sotto l' egida del Comune di Torino e della Regione Piemonte indubbiamente diffonderebbe più ad ampio raggio la visibilità di un evento di questo tipo.
Il senso di tutte le esternazioni di Motta è sempre stato rivolto a difendere interessi particolari, suoi e degli editori associati, ed è evidente che un' associazione che voglia approfittare della sua posizione di forza di carattere commerciale nei confronti di un salone di fondazione trentennale come quello di Torino svilisce proprio l' aspetto culturale dello stesso.
Questo rilevante aspetto culturale a cui il Salone del libro di Torino ha sempre tenuto fede sarebbe potuto essere il fulcro delle attività per cui è nata l' Aie, cioè far sì che la cultura sia portata al lettore attraverso gli editori, senza far prevalere gli interessi di questi ultimi sul patrimonio più importante a loro disposizione: il lettore stesso.
A meno che – ma è solo una infelice ipotesi che rimarrà tale, da prendere con la classica ironia pedemontana – a questo punto i torinesi, stufi per questo ennesimo "scippo" da parte di Milano, non vogliano fare come quel tale che voleva milanesizzarsi a tutti i costi e seguì questo consiglio commerciale: “ Iscriviti all' istituto linguistico Sant' Ambroeus, e sei de Milan !”.