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La bomba a orologeria
L'ispirazione per atti di folle brutalità è comunque riconducibile all'Islam integralista
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Foto di repertorio
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Si susseguono a ritmo sempre più serrato, in Europa, gli attentati aventi come protagonisti individui di origine medio orientale, di religione musulmana, più o meno direttamente facenti riferimento all'estremismo islamico o, addirittura, a quella temibile entità terroristica denominata ISIS.

Poco importa che, in alcuni casi, i protagonisti di questi attentati,  piuttosto che essere diretti emissari di una centrale terroristica di qualsivoglia denominazione siano dei poveri mentecatti: il pretesto, la molla, l'ispirazione per atti di folle brutalità è comunque riconducibile all'Islam integralista e ai morti, ai feriti e a chi porterà per sempre sul proprio corpo e nella propria mente i segni di questi atti poco o nulla cambia se il loro aguzzino è un disturbato mentale o un autentico e certificato guerrigliero di Allah.

In Italia, stranamente e per il momento, nulla da segnalare, al riguardo, ma da noi è in via di "confezionamento" per così dire, una "bomba a orologeria" non meno pericolosa e potenzialmente devastante di quelle vere e proprie realizzate dai terroristi: stiamo parlando di quella bomba a tempo di tipo socio-economico rappresentata dai sempre più numerosi arrivi di "rifugiati" "profughi" "migranti"  che a migliaia, giornalmente, la nostra Marina ormai, con tutta evidenza, va a prendere sin quasi sulle coste libiche e "porta a salvamento" sui patrii lidi.

Vien da chiedersi, a questo punto, se non sarebbe più proficuo e assai meno dispendioso, in denaro e vite umane, organizzare un regolare servizio di traghetto Libia- Italia: biglietto a costi popolari, nessun naufrago e messa fuori gioco dei trafficanti di esseri umani, tre piccioni con una sola fava: facciamoci un pensierino, magari!

Provocazioni a parte, appare chiaro che la cosa non può proseguire così indefinitamente: i Paesi confinanti non ne vogliono sapere dei migranti (una delle cause della Brexit, giova ricordare) e, di questo passo, la presenza sempre più massiccia di torme di disperati bisognose di tutto a cui viene dato spesso quello che viene negato agli italiani oltre ad avere un impatto disastroso sui conti pubblici (è di oggi l'allarme del Ministro Padoan su un "buco" di bilancio di quattro, cinque miliardi di euro e la causa probabile, anche se ben sottaciuta, sono proprio i costi legati all'immigrazione.

Costi, sui quali viene mantenuto uno strettissimo riserbo, che non possono far altro che esacerbare una popolazione  già in grave difficoltà a causa delle dissennate politiche fiscali del Governo e provata da anni di "austerity" imposta dall'Europa (leggi Germania), alimentando un'insofferenza sempre più marcata e diffusa nei confronti dello straniero; molti Comuni italiani già recalcitrano, eufemisticamente parlando, per le quote in continua dilatazione di "rifugiati" da accogliere, ben consci che ogni rifugiato in più è un servizio ai cittadini in meno e il malcontento cresce.

Ma vi è un'altro aspetto della questione immigrazione che, curiosamente, nessuno o pochissimi prendono in considerazione: come è facile verificare, la stragrande maggioranza dei cosiddetti "migranti" (non guasta ricordare che pochissimi di coloro che giungono in Italia dalla Libia avrebbero diritto allo status di rifugiati a causa di conflitti nei Paesi d'origine) sono giovani uomini nel pieno delle forze e in buone condizioni fisiche; ora, la domanda sorge spontanea: se è vero, come è vero, che questi giovanotti possono tutt'al più aspirare ad una vita di "rifugiati nullafacenti" in perpetuo, con tanto di vitto, alloggio e cure mediche totalmente gratuiti, cose per le quali tra l'altro moltissimi italiani cederebbero volentieri un rene, nei loro Paesi l'origine chi resterà per tentare di dare un futuro a quelle contrade desolate, ricche solo di fame e di miseria?

Se le forze giovani, sane, il futuro, insomma di ogni nazione, abbandonano in massa la Patria, chi potrà dare una speranza a tante nazioni africane sull'orlo o già nel baratro del caos e della povertà? Donne vecchi e bambini? Se coloro che dovrebbero lottare per il riscatto di Paesi feudo di dittatorelli ignoranti e sanguinari fuggono come topi che abbandonano la nave, chi resterà a combattere il degrado, l'arretratezza e l'arbitrio?

I nostri "buonisti" ad oltranza, al Governo o no, i fautori dell'accoglienza ad ogni costo, hanno pensato o cominciano a pensare a questo aspetto della vicenda? O continuano a non rendersi conto che ogni barcone, zattera, gommone o quant'altro arriva da noi non è altro che una piccola parte dell'emorragia che sta dissanguando e depauperando ancor più l'Africa, non facendo altro che alimentare ancor di più la miseria e altre fughe, in un circolo vizioso e disastroso che pare non avere fine?

Eppure, ogni appello a voler in qualche modo tentare di porre quanto meno un freno a questa vera e propria invasione neppure troppo occulta viene tacciato di razzismo o populismo e gli unici sforzi dell'Esecutivo paiono mirati unicamente a trovare sempre maggiori spazi ai nuovi "arrivati" (e, mi raccomando, non facciamo mancare loro il "Wi-Fi" se no protestano...)...e intanto la corda si tende sempre più e il cittadino italiano sta esaurendo la sua già ampia scorta di sopportazione.

Dice un vecchio adagio: "guardati dalla collera del mite" e chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

                                                                                               Leonardo Incorvaia

 

 

 

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