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Europa – alla prova la sicurezza.
La banalizzazione del male, il fondamentalismo, l'integrazione sociale.
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Con i fatti di Monaco, sembra che si sia delineato un vero e proprio sdoganamento, una banalizzazione della violenza, perché in questo ulteriore terribile episodio che ha fatto scempio di piccole vite, ragazzi uccisi senza alcun senso di pietà, non si parlerebbe di matrice islamica.

 

 La sicurezza comunque  è messa a dura prova, perché questo ultimo fatto,risulta davvero imprevedibile e ci induce ad una riflessione sulla concessione,sull' uso delle armi da parte dei privati. Con i fatti di Nizza, invece, la prevenzione non ha funzionato.

 

Nizza,con una periferia affollata di magrebini, dove all'uscita dell'autostrada ci sono cartelli che consigliano di tenere ben chiuse le portiere delle auto, ha sottovalutato un pericolosissimo scenario di rischio, in parte prevedibile: un camion che infrange una innocua transenna, custodita da due agenti del traffico, lanciandosi ad alta velocità contro una folla inerme: un metodo di emulazione  della ' car intifada' palestinese contro Israele.

 

Ma la Francia,Nizza, non sono Israele dove il servizio militare, uomini e donne lo prestano per tre anni e qualunque cittadino è addestrato a proteggersi in pochi secondi.

 

La Francia emancipata anche dall'ottimizzazione tecnologica, sicura nel suo guscio di civiltà, ora è confusa, disorientata, spiazzata da un modello di guerriglia rozzo, dall'imprevedibilità di un'azione crudele, terribile e semplice. 

 

L'Europa non è più l'ombelico  del mondo,l'Occidente non controlla più i destini dell'Universo. E' il mondo islamico che deve reagire per sconfiggere il suo cancro: il  nichilismo, un vento malefico che vuole spazzare via tutto e tutti, vittime e carnefici. E’ lontana l’epoca d’oro islamica (750 al 1258 d.c) in cui il mondo arabo era il centro intellettuale per la scienza,la filosofia, la medicina, l’astrologia, la matematica, l’alchimia, l’istruzione.   

  

La cultura fondamentalista oggi è una cultura di vittimismo che invece di tentare di risolversi emancipandosi a lavoro e sacrifici, ritiene più facile trovare  nell'Occidente  un capro espiatorio.

 

La cultura dei foreign fighters, si è ridotta ad una paccottiglia ideologica in cui è sempre colpa dell 'Occidente  e  nell’ Occidente riversa qualsiasi forma di insoddisfazione, risentimento, insuccesso. l'Islam,negli ultimi venti-trent'anni, si è infiammato  di odio, pronto a farsi esplodere pur di restare fermo nei suoi assiomi reazionari.

 

La sua cultura è quella di un monoteismo teocratico medioevale che vuole sfaldare il mondo riducendolo  in tribù. Come e' stato autorevolmente osservato dal prof.Giovanni Sartori' non ci si può illudere di integrare pacificamente un'ampia comunità musulmana con  la società occidentale democratica se quella musulmana non  vuole accettare  la distinzione tra il potere politico e quello religioso.

 

Le società occidentali democratiche,libere, sono fondate sulla democrazia, sulla sovranità del popolo.L'Islam,invece, si fonda sulla sovranità di Allah  e se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali, il conflitto è inevitabile. Infatti in Inghilterra e Francia ci ritroviamo una terza generazione di giovani islamici più fanatici e incattiviti che mai.'

 

Il profilo del terrorista  jadista, si lega  a storiedi crimini comuni: furti, spaccio,  violenze, aggressioni o, se di classe abbiente e molto giovane, ad un passato di conflitti familiari  ma tutti hanno una caratteristica  comune: un forte fascino per l'odio, per il dominio sull'altro e  l'adesione al fondamentalismo è per loro, uno strumento di  elevazione sociale, di redenzione, un modo, attraverso l 'attentato, di non essere dimenticati.

 

Nessun occidentale  vorrebbe trasformare il conflitto in una guerra di religione ma il dialogo tra musulmani e cristiani, non è facile a causa dei diversi livelli di comprensione dei bisogni umani. La Bibbia si è evoluta con i Vangeli a differenza del Corano.

 

Le politiche dell'accoglienza che nel passato,si sono lasciate attirare da utopistiche ideologie intellettuali dalla tolleranza stucchevole, fin troppo  arrendevole, dal  politically correct, non sono purtoppo andate al di là del concedere agli immigrati, spazi fisici da occupare in moschee non regolamentate o in quartieri ghetto senza controllo e ora si corre ai ripari  con la necessità di verifiche più calibrate e di un senso di ospitalità 'tout court ' rispettoso delle parti e che non inverta i ruoli dell’ ospite e del padrone di casa.

 

La tolleranza, il dialogo degli occidentali verso l'Islam e verso l'immigrazione in generale, non dovrebbero essere scambiati per un segno di debolezza.

 

Se l'immigrato arriva da noi e continua a rifiutare i nostri valori etico-politici,  significa che non potrà mai integrarsi e allora sarebbe logico che lasciasse il paese ospite, perché l'integrazione che non è omologazione, sta alla base della convivenza sociale.

 

Nessun  occidentale vuole togliere identità a un popolo ospite che, per altro, può regalare arricchimento culturale  ma nessun occidentale ,come nessun orientale, come nessun uomo di buon senso, accoglierebbe chi vuole solo destabilizzare la pace.

 

 Il Fondamentalismo è un’ideologia ammalata ma non lo è certo tutto l'Islam che però, si dissocia senza  prendere posizione o talvolta confonde le prospettive, come alcuni giovani musulmani che frequentano le moschee nei paesi occidentali e che, intervistati dalle tv, lasciano quasi intendere che ci sia un bilancio di compensazione tra le vittime dei jadisti, durante gli attentati di Parigi,Bruxelles,Dacca,Nizza e le stragi  di civili nei paesi in conflitto.

 

La giornalista araba Nadine Al-Budair, sul quotidiano kuwaitiano Al-Rai, ha invitato i lettori islamici a una riflessione, quella di immaginare , dice la Al-Budair,’ che i giovani occidentali vengano nei paesi arabi e compiano una missione suicida in una delle nostre piazze, in nome della Croce.

 

Questo scenario è lontano dalla mente del terrorista arabo o musulmano, perché è sicuro che l’Occidente umanitario non commetterebbe alcuna barbarie terroristica e osserva ancora che gli opinionisti arabi si assolvono dalla colpa recitando la frase ,riferita ai terroristi:' Quelli non rappresentano l’islam, ma solo se stessi’. Questo è tutto quello che sappiamo fare, assolverci dalla colpa!’  Conclude la giornalista.

 

La Francia ha il numero di musulmani più alto d’Europa, circa tre milioni. La Francia, scevra di pregiudizi, è la culla del liberismo, della cultura laica illuministica ed è per questo che è sempre stata terreno fertile per l’accoglienza.

 

E l’Italia? In Italia,a causa della minaccia del terrorismo,occorre più prevenzione. Non basta l’intelligenge e i servizi investigativi a governare la prevenzione, piuttosto il contestuale impiego di intelligence e controllo capillare del territorio.

 

Sono indispensabili più investimenti per fortificare i servizi delle volanti e delle gazzelle dei carabinieri, riservate al contrastodella delinquenza diffusa, la verifica dei migranti ha l’esigenza di strutture più robuste e rapide. E' stato più volte ribadito che le commissioni rifugiati funzionano male.

 

Pochi funzionari non solo, valutano  numerosissime richieste  di chiedenti asilo politico ma trovano anche difficoltà nell'esaminare i loro casi, le loro storie  raccontate e tradotte e nel discernere quelle vere dalle quelle false, queste ultime, orchestrate da migranti economici che ripetono quasi a memoria  un loro previssuto tragico ma non veritiero.

Pur nei loro sfortunati disagi, la loro condizione,non rientra tra i requisiti per la concessione della protezione internazionale. A tutto questo si aggiungono appesantimenti procedurali ad opera della cosiddetta 'burocrazia giudiziaria'.Gli stranieri chiedenti asilo, di fronte a un procedimento di diniego, possono fare ricorso al Tribunale Ordinario per poi  ancora ricorrere in Appello e in Cassazione.

 

Negli ultimi tempi, sono aumentati in modo esponenziale i ricorsi ,sfiorando il collasso del sistema,mentre il ricorrente rimane ancora in Italia  per un periodo che va da un anno e mezzo a tre anni nelle strutture di accoglienza, con ulteriori costi aggiuntivi per lo Stato. L'immigrato la cui richiesta è stata definitivamente respinta, viene  trattenuto nei centridi espulsione ed  identificazione, ormai stracolmi (CIE) che procedono ,insieme agli Uffici Immigrazione delle Questure  a predisporre, sia pur con difficoltà, le procedura di espulsione.

Occorre  una revisione del sistema e la promozione di accordi bilateri con gli Stati  di appartenenza dello straniero, per accelerare l'iter  diretto all’ identificazione e al rilascio dei documenti di viaggio per il rimpatrio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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