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L'ultima Alfanata
Due giorni fa il Ministero degli Interni, Angelino Alfano, ha diramato una circolare a tutte le forze di polizia invitando gli agenti a portare con se l'arma di ordinanza anche fuori servizio per essere pronti a rispondere ad un eventuale attacco terroristico.
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Si tratta di una boutade propagandistica senza alcun senso in un paese come l'Italia. Purtroppo la gente comune non conosce alcuni meccanismi che regolano la sicurezza in Italia e sicuramente si saranno sentiti rassicurati dalle parole del Ministro. Ma andando oltre a questa ennesima puntata Orwelliana si capisce che dietro l'annuncio vi è il nulla più assoluto ed anche una confusione preoccupante.

Dovete sapere che in Italia non si sono “regole di ingaggio” per le forze di polizia, come invece avviene in molti altri paesi, il tutto è lasciato alla libera considerazione dell'agente che in un momento di massima tensione dovrà valutare in una frazione di secondo se è il caso oppure no.

La base di questa decisione è l'articolo 53 del codice penale che recita “ferme le disposizioni contenute nei due articoli precedenti (art. 51 e 52 c.p.), non è punibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all’Autorità e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona”.

L’attualità del pericolo implica un effettivo, preciso contegno del soggetto antagonista, quindi non sarebbe possibile sparare ad un camion che non si ferma all'alt degli agenti, così come non sarebbe possibile sparare ad un soggetto che in un mercato inizia a gridare “Allah Uahbar” prevedendo che forse da li a poco si farebbe esplodere, ed anche non è possibile sparare ad un soggetto che dopo aver colpito con il machete dieci persone si da alla fuga (la fuga in Italia è protetta dalla legge) e così via discorrendo.

Praticamente in Italia si puo' rispondere al fuoco solo dopo che il soggetto antagonista ha iniziato a sparare contro la folla e comunque facendo ben attenzione a non colpire terzi perchè anche in quel caso si verrebbe indagati per omicidio colposo.

A tutti gli appartenenti delle forze dell'ordine è balenato un pensiero dopo l'emanazione della circolare “ma se dopo aver sparato in servizio ho bisogno di mettere almeno tre buoni avvocati per non andare in galera, cosa mi succederebbe se sparo fuori servizio ??”

Detto questo si deve anche riflettere su quanto ”l'Alfanata” sia priva di un ragionamento a priori. In essa non si fa alcuna menzione dei 60.000 operatori di Polizia Locale (che non essendo nel comparto sicurezza non sono comprese nelle circolare) che ogni giorno pattugliano le strade di tutti i comuni Italiani.

Praticamente il Governo Italiano si è dimenticato di avere un piccolo esercito nelle strade proprio nel momento in cui è richiesta maggior sicurezza e controllo da parte dei cittadini. Non è stata fatta menzione alcuna che in Francia il numero maggiore di caduti tra gli uomini in divisa nell'ultimo anno a causa di attentati terroristici è tra la Polizia Municipale. Questo è anche ovvio perchè trattandosi di attacchi perpetrati a caso tra la gente comune, è più fcile che in quelle condizioni la prima risposta dello Stato presente sia quella della Polizia Locale che espleta la maggior parte dei servizi a piedi tra la gente.

Questa cosa è verificabile da tutti quanti voi passeggiando nel weekend nelle vostre città dove vedrete le pattuglie appiedate della locale a differenza di Polizia e CC che normalmente effettuano il servizio in auto ?

Oggigiorno non siamo nella condizione degli anni 70 o del vecchio terrorismo di Al Quaeda dove si poteva lavorare molto con l'intelligence e con i reparti speciali, siamo di fronte a dei diciassettenni che escono di casa con un coltello ed iniziano a tirare fendenti a caso.

La Polizia Locale da anni chiede che venga rivista la legge nazionale per il suo inquadramento tra le forze di polizia, anche l'ultima manifestazione nazionale a Roma è stata segnata da tale richiesta. Si chiede al Governo di definire una volta per tutte se si è carne o pesce, se si è poliziotti o impiegati comunali. Nel secondo caso ovviamente la richiesta è quella che vengano disarmati tutti i Corpi e ci si limiti alle questioni amministrative.

E' un problema annoso che tutti i Governi rinviano, la proposta di legge è ferma da almeno quindi anni in Parlamento e Governi di vario colore l'hanno sempre fatta slittare. Il motivo principale è la resistenza dei vertici della Polizia di Stato che nella loro ottica perderebbero potere.

Così in questa situazione ci si continua a barcamenare, emanando “fuffa” per tranquillizzare i cittadini ma in realtà non prendendo alcun provvedimento pratico per incrementare la sicurezza dei cittadini e degli operatori di Polizia.

Va anche detto che l'inquadramento nelle forze di polizia permetterebbe agli operatori della Polizia Locale di avere accesso allo SDI per verificare la posizione del cittadino controllato. Attualmente un vigile può fermare Matteo Messina Denaro e lasciarlo andare in quanto non ha la possibilità di effettuare controlli se non in casi eccezionali. In questa situazione come si può pensare che il dispositivo sicurezza antiterrorismo in Italia sia stato rafforzato ?

Tra i 60.000 operatori di polizia locale italiana oramai è subentrata la rassegnazione, se anche una situazione di così alta emergenza non è riuscita a superare interessi di parte e lobby politiche, significa allora che la riforma della polizia locale rimarrà una chimera per gli anni a venire.

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